Tempo fa, soffermandoci sulle geometrie di alcuni pattern, ci siamo appassionati nel trovare affinità con altre culture e tecniche lontane da noi nel tempo e nello spazio.
L’incisione sulla ceramica cardiale risalente al Neolitico, ad esempio, sembra proprio all’origine del nostro “chevron” e altri motivi decorativi diffusissimi. Tutti pattern che hanno viaggiato, che si sono moltiplicati ed evoluti “contaminando” culture diverse e lasciando tracce indelebili negli oggetti nati dall’incontro tra i popoli diversi.
Ci piace pensare che la diffusione dei motivi ornamentali – oggi chiamati universalmente “pattern” – ricalchi il viaggio senza tempo e senza confini né passaporti che la cultura compie in lungo e in largo per il pianeta Terra.
Un viaggio iniziato nella Preistoria e mai terminato. Queste forme infatti, a volte semplici, a volte complesse, passano attraverso i disegni dei bambini, si scoprono nella materia di opere d’arte, su superfici di qualsiasi materiale e dimensione.
Sono un linguaggio universale, un esperanto visivo che non può essere delimitato, un patrimonio immateriale che appartiene a tutti gli uomini e di cui noi umani continuiamo ad aver bisogno.